venerdì 15 aprile 2011

Senza Titolo

Chiudo gli occhi, reprimo dei cinque il senso che più mi sconvolge, lasciando vagare gli altri quattro. Calore sulla pelle, intenso, come un phon acceso davanti alla faccia, sento anche del vento, rinfrescante ma non come l'acqua. Poi ascolto e ci sono gli uccelli che si rincorrono, li immagino in mille giravolte mentre volteggiano negli infiniti spazi che a noi sono proibiti. Un' ape mi passa ad un centimetro dall'orecchio, generando delle pulsazioni più forti dentro il mio petto, creando una gocciolina che dalla tempia scende come una lacrima sul mio viso, un piccolo torrente sulle colline. Poi gli odori. Fiori, erba dei campi dietro le case che arriva fin qui portata dal vento col suo odore pungente. In bocca il sapore di spirali di fumo, la gola secca che a gran voce supplica per dell'acqua come un condannato a morte. Poi la mente fa tacere i quattro, li spegne, crea il silenzio. Sono in una bolla adesso, sono fisicamente presente sul pianeta ma ciò che dentro di me non è carne è da un altra parte, collegato al resto solo tramite la mia fisicità. E penso... La prima cosa che mi viene da pensare è un viso, di ragazza non più bambina, è grande, sta crescendo e mi guarda, penetrandomi l'animo con i suoi occhi sfumati di verde. Resto a bocca aperta di fronte a quell'immagine, una ciocca scura di capelli le incornicia un lato del viso, e... distolgo lo sguardo. Sono venuto qui per interrogarmi su altro, ma su cosa? Non ricordo, l'immagine di lei ha offuscato tutto. Forse era sulla mia posizione, sul posto che occupo in mezzo a tutto questo, ma non ne ho più la certezza, provo a riflettere e vedo ancora quel viso. Non più un' immagine sfocata, ora è completa. Viso, gambe, braccia e tutto il resto, avanza verso di me con una camminata innocente vestita solo della luce che emana. Sorride invadendomi nel profondo con la sua dolcezza. Resto inebetito. Non posso muovermi. Non posso pensare. Non posso parlare. Non posso fare niente, sono privato di ogni capacità fisica e mentale, disarmato di fronte a ciò che la mia mente sta vedendo. Apro gli occhi di botto, liberandomi dall'imbroglio della mia stessa meditazione. Mi volto e la vedo, strizzo gli occhi e li riapro, ma lei è ancora lì, viene verso di me come nella mia testa, ma ora non sto meditando. Uao...

lunedì 28 marzo 2011

Rabbia


Rabbia. Avvolgente come una coperta, striscia nelle vene percorrendo il tuo corpo come un brivido, rilasciando quella sensazione accecante, trasmettendo al tuo cervello quel senso di onnipotenza, creando il bisogno di uno sfogo che vai a estinguere nel menare colpi sulla prima cosa che ti capita davanti, senza risolvere nulla, anche dovesse essere la causa del problema. La consapevolezza dell'inutilità dello sfogo è poi nota a chiunque, ma comunque tutti lo cercano. Questo perchè il momento di rabbia è travolgente, troppo forte per l'essere umano, la lucidità si dissolve come fumo al vento, la vista si appanna, le mani prudono, i muscoli si tendono e le gambe fremono. Correre. Più veloce che puoi contro un muro, prenderlo con una spallata, sfondarlo mandando in frantumi malta e mattoni, e continuare, sei più veloce del vento ora. L'aria ti si affianca tua complice, corre con te, ti spinge più avanti e poi in alto nei cieli. Volare, raggiungere altitudini smisurate. Cadere nel nulla, urlando squarciandoti la gola, lo stesso nulla in cui cammini ogni giorno, quel passeggero oscuro che ti porti dietro, che dentro di te lotta per uscire,che si dibatte, che ti parla, che ti oscura la faccia nei momenti neri. Lascialo uscire ora, prendi a pugni quell'albero fino a farti la mani come due zampogne, livide tumefatte e sanguinanti, senti il dolore che percorre le tue dita e abbraccialo. Piangere. Lacrime che solcano il viso scavandolo come coltelli, escono copiose dai tuoi occhi e non puoi fermarle, sono fuori controllo e ti odi perchè gli stai permettendo di uscire. Odiare. Odiare tutto, tutti, qualunque cosa si muova intorno a te, prenderlo a calci, vederlo gemere e chiedere pietà e non dargliela no, non fermarti di fronte alle suppliche, colpiscilo, lascia che l'oscuro ti pervada, fallo sfogare, perchè è la tua medicina e tu ne hai bisogno. Alla fine di tutto ciò ti guarderai davanti allo specchio e sarai sorridente diabolico e tranquillo. Finalmente tranquillo.

giovedì 25 novembre 2010

Voltati

Cosa c'è di così terribile in quest'epoca? E cosa di così fantastico? Guardo alle mie spalle, con gli occhi rivolti al passato, a coloro che sono stati prima di noi, e provo invidia... Ma questa mia invidia scaturisce dall'ignoranza? O è ben giustificata? Leggendo libri, guardando film, studiando, mi sono reso conto che anche a quei tempi, come oggi, c'era quella meschina meccanicità nel pensare alle cose, nel fare progetti, nel compiere azioni, tutto doveva avere luogo di fronte ad un valido compromesso o in vista di un guadagno. Però in quei libri, in quei film, o studiando anche, si parla sempre di qualcuno che si batte e lotta per qualcosa che va oltre il denaro o il potere, ci si batte per dei valori, o per il bene comune, due cose che oggi credo siano totalmente estinte, divorate dalla nostra ingorda società. La domanda che mi preme di più è: quello che quei libri mi raccontano è vero? Quei personaggi che tanto stimo hanno agito per qualcosa di più nobile della ricchezza? O sono solo un povero cretino che crede ancora alle favole? Pensare che tempo fa queste cose accadevano mi distrugge, oggi non c'è niente così, gli unici due o tre valori a cui siamo rimasti virtualmente legati sono amore, famiglia e amicizia, ma basta che una qualunque problematica legata al denaro si metta tra due persone sposate, o tra due amici o anche dentro casa, e vedrete dal vivo un esplosione di cupidigia ed egoismo. Oggi non c'è nulla per cui varrebbe la pena di lottare così strenuamente, ci ritroviamo ad affrontare un' intera vita di frustrazioni giornaliere solo per riservarci un tiepido cantuccio in un angolino della società. Siamo nati e cresciuti comodi, con genitori che ci imboccano giornalemente di soldi e calci in culo per spingerci un pò più su di dove sono arrivati loro, ma per carità non dico di essere una persona migliore di altre assolutamente, sono il primo che lotta per un buco dove rintanarmi, la colpa non è di nessuno; il mio unico dubbio è capire se è mai successo veramente che l'uomo ha lottato per dei valori, o se nell'intera esistenza umana siamo sempre stati così aridi e spenti da interessarci unicamente a potere, denaro e altre cose simili, perchè se così fosse, accetterei il mio destino di uomo così come l'uomo stesso è sempre stato e andrei a rintanarmi al più presto nel mio tiepido cantuccio, smettendola di fantasticare su cose inesistenti.

martedì 23 novembre 2010

Ordine


Perchè? Perchè la formica si affanna così tanto nel suo armonioso lavoro di gruppo nonostante abbia pochi giorni di vita? Perchè la certezza di essere in cima alla catena alimentare non mi dà alcuna sicurezza? Perchè la mia superiorità razziale nel mondo animale in capacità e ragionamento non mi dà alcuna soddisfazione? Perchè l'essenza stessa del mio essere ha già trovato per me una strada, un sentiero già tracciato, una pagina già scritta? Perchè la mia inclinazione all'obbedienza, al saper distinguere il giusto e lo sbagliato è già dentro di me? Com'è entrata, e soprattutto quando? Perchè a queste domande non c'è alcuna risposta se non il lento scorrere del tempo? Perchè anche se programmo interamente ogni singolo minuto del domani questo mi si può rivoltare contro e sconvolgere ogni cosa? Perchè tutte queste domande mi lacerano e mi nutrono allo stesso tempo? A tutto ciò non ho alcuna risposta, ne un segno, ne tantomeno un'ispirazione da seguire, ho degli insegnamenti che mi sono stati tramandati, dei libri da leggere, delle canzoni da ascoltare, delle persone con cui confrontarmi, ma ho la sensazione che ne vorrò sempre di più e anche quando l'avrò avuto non mi basterà, non avrò mai la sicurezza del tutto perchè non è tra i miei poteri di comune mortale, quello è un qualcosa che sta agli dei o agli eroi delle storie o alla fantasia degli uomini, come nei libri o nei film, dove spesso c'è un' entità superiore che riporta l'ordine; ordine, una parola che richiama il desiderio di tutti, chiunque vuole sapere cosà accadrà domani per pianificare, per prepararsi, per essere al meglio quando arriverà il momento di affrontare i fatti, fossero anche trascurabili o della minima importanza; abbiamo tutti un disperato bisogno di mettere le cose a posto, di porle sotto il nostro controllo, di renderle "migliori".

martedì 10 agosto 2010

Morale del viaggio

Viaggiare è terapeutico, ma non nel senso comunemente inteso di liberare la mente, rilassarsi, lasciare i problemi lontano. Ha tutto un sapore particolare in vacanza, la sigaretta fumata dopo un tuffo in mare, il sorriso di una ragazza incrociata al chiosco, lo stordimento provocato dalla cassa sotto la quale stai ballando così come la vista di un paesaggio mozzafiato goduto dalla cima di una montagna e ancora città che credevi non avresti mai visto, il sapore di una cultura diversa e lontana. Tutto questo ha una luce particolare che mi attira come fossi una farfalla, la voglio quella luce la voglio tutta per me, corro verso di lei senza preoccuparmi di niente, sicuro come la terra su cui cammino che quella sia la cosa giusta per me in quel momento e proprio quando riesco ad ottenerla mi volto indietro, lo sfondo della mia corsa ora ha assunto un colore così avvolgente, mi sono allontanato attirato dalla luce senza preoccuparmi di quello che lasciavo indietro e ora una sensazione di nostalgica amarezza di colma la bocca. Viaggiare è un vizio irresistibile ed è dannatamente giusto concederselo, soprattutto perchè ha il potere di farti amare il ritorno a casa, a quelle così noiose abitudini che per tutto l'anno ti fanno aspettare il viaggio. Per casa poi non intendo quelle solide quattro mura dove vivo, intendo il bar dove faccio colazione, il benzinaio, il pub dove passo le serate a discutere sui "perchè" con gli amici, i muretti dove mi fermo a riposare dopo una camminata, il portone di casa di lei, il sorriso dei parenti quando torno a casa. Viaggiare è terapeutico ma il vero relax si trova nel ritorno a casa.

mercoledì 21 aprile 2010

Pensare a voce bassa


Quasi l'una, vado alla cieca, quasi tamponando trovo la tastiera, mi siedo. Lascio che mi avvolga, musica rap, crea un turbinio di mistiche visioni, trasportano, rapiscono, i bpm lenti seguono i battiti del cardiaco organo, diventano un tutt'uno, contrastano il veloce premere tasti che tutto crea in questo momento. C'è da bere, assaggio... Dolce e amaro, tutto insieme, tutto si fonde, ho ancora sulle labbra un sapore che sà di molto più di tutto questo. Sigaretta, dolce cilindro di relax, avvolgente carnefice, mi prendi e mi porti fuori, sotto un cielo di poche luci, le riesco quasi a contare, ricordo altre luci, altri cieli, più belli ma troppo lontani, passati nel passato, stanno bene laggiù, in un cassetto nascosto. Sorseggio ancora, schiarisce e annebbia, lo adoro, i battiti sempre lenti si fanno più intensi, boom, boom, boom, mi schianto contro un muro, esplodo, divento nulla, vado evaporando, sostanza destinata a consumarsi nell'aria, le atmosfere mi reclamano, è come un canto, ti trascina, stringo i denti e rifiuto, ho ancora troppo da fare o almeno voglio provarci.

martedì 20 aprile 2010

Raggi dissetanti


La linea grigia va, infinita e sterminata, sembra un solco lasciato da un meteorite, un' impronta di un distruttore di mondi, una diabolica invenzione; quel suo grigiore poi sembra rifletterlo su, in alto, in quel manto celeste che come una pelle troppo stanca e vecchia si lascia squarciare e permette a raggi di bionda luce di cadere tra noi. Noi, che come vampiri assetati di chiarezza ci affrettiamo per poterli anche solo sfiorare quei raggi dorati, prima che le nuvole, cellule dell'azzurro manto possano richiudere le ferite interrompendone il flusso. Sulle nostre scatolette di metallo corriamo e corriamo, colti da una sete insaziabile, da lì stronchiamo vite nostre o altrui pur di poter anche solo per un breve ma intenso attimo ricevere quel calore che tanto animatamente tentiamo di raggiungere; e la linea grigia va, infinita e sterminata.